Etna e territorio
Etimologia
L’origine del nome Etna è oggetto di dibattito. Sembrerebbe nascondere le sue radici nel verbo greco αἴθω (aìtho), che significa per l’appunto “bruciare”, ma agli arabi era nota piuttosto con il nome di Mons Gibel (dal latino mons “monte” e dall’arabo jabal (جبل) “monte”), reso in siciliano Muncibeddu o Mongibello, com’è soprannominata oggi da molti. È nota anche la teoria secondo cui il nome Muncibeddu derivi piuttosto dal latino Mulciber, epiteto con cui i romani si appellavano al dio Vulcano. Tuttavia l’origine araba sembra avere ottenuto maggiore credito fra gli studiosi. Spesso ci si riferisce al vulcano anche semplicemente utilizzando il siciliano “à muntagna”.


Generalità
L’Etna sorge sulla costa orientale della Sicilia, dominando sul catanese ma soprattutto su Bronte, che si trova incastonata ai suoi piedi. Sembra che si sia formata circa 570 000 anni fa ed è uno dei vulcani più attivi al mondo. Occupa una superficie di circa 1300 km² e la sua altezza ha subito diverse variazioni nel corso del tempo a causa delle eruzioni che ne hanno determinato l’innalzamento o l’abbassamento. La misurazione più recente ha rilevato un’altezza pari a 3.326 m, ciò gli conferisce di diritto la nomina di vulcano attivo più alto della placca euroasiatica. Le temperature medie annue variano dai 13-14 °C della base ai 2-3 °C della vetta, sulla quale la neve spesso persiste fin quasi all’estate.
L’Etna ha una struttura complessa in quanto costituita da numerosi centri eruttivi con caratteristiche differenti. Il cono eruttivo più recente è quello chiamato Mongibello, il più antico è il Trifoglietto (nell’area della Valle del Bove).



Il parco dell'Etna
L’ambiente circoscritto al vulcano, è tutelato dal vasto parco naturale istituito il 17 Marzo 1987, ossia il Parco dell’Etna. Primo ad essere istituito tra i Parchi siciliani, il Parco dell’Etna vanta un’estensione pari a 590.000 ettari. Nel territorio sono presenti più di 200 grotte, le più note sono quella dei Lamponi, del Gelo (caratterizzata dalla persistenza perenne di ghiaccio al suo interno) e delle Palombe.
È stato suddiviso in quattro zone, a seconda dei diversi livelli di tutela: zona A, B, C e D.
La zona A (“riserva integrale”) conserva la sua naturale integrità, limitando al minimo necessario l’intervento umano.
La zona B (“riserva generale”) è ricca di piccoli appezzamenti di terreni agricoli, permettendo altresì lo sviluppo delle attività economiche più tradizionali.
Le zone C e D (“protezione a sviluppo controllato”) permettono uno sviluppo economico nel rispetto e nella compatibilità del paesaggio e dell’ambiente circostante.


La flora
Partendo dalle sue pendici, l’Etna ospita una vasta varietà agricola, grazie al clima ionico ed alla grande fertilità dei detriti vulcanici. Numerose sono le specialità arboree che crescono rigogliose, tra queste nei comuni di Milo, Sant’Alfio, Mascali e Giarre doveroso è citare la ciliegia rossa dell’Etna, nonché le noci e le nocciole nei comuni di Sant’Alfio, Milo e Piedimonte Etneo. Altre notevoli produzioni sono quelle delle mele, delle pere e delle famose pesche tabacchere.
Nel versante Ovest del vulcano si trova la culla del preziosissimo oro verde Brontese, il pistacchio, che trova una piccola coltivazione anche nel territorio adranese, e della fragola di Maletto.
Intorno ai 2000 metri di altitudine sorgono rigogliose su alcuni versanti la betulla, il faggio, il pino loricato ed ancora il castagno, l’ulivo ed infine la ginestra.
Intorno ai 2500 metri è invece possibile incontrare la saponaria, l’astragalo siciliano, il tanaceto, il cerastio, il senecio, la camomilla, il caglio, la romice, muschi e licheni.
La zona sommitale del vulcano risulta invece essere scaglia di vegetazione, impossibilitata a germogliare a causa delle colate laviche.
La fauna
L’urbanizzazione dell’aerea ha reso difficile la vita ad alcune delle specie animali che avevano trovato nell’area del Parco il loro habitat naturale, quali lupi, cinghiali, daini e caprioli, portandone ad una radicale scomparsa in questa zona.
Ad oggi le specie che vivono nel territorio del Parco dell’Etna fra mammiferi e rapaci sono diverse. Fra queste troviamo: l’istrice, il coniglio, la volpe, la lepre, la donnola, il ghiro, la martora, il gatto selvatico, varie specie di topi, serpenti e pipistrelli. E ancora il falco, l’aquila reale, il barbagianni, lo sparviero, il gufo.
Secoli e secoli di eruzioni hanno comunque modificato e continuano a modificare il paesaggio circostante, ponendo in essere una condizione di mutevolezza della flora e della fauna.


Mitologia
La mitologia legata alla “muntagna” è molto ricca. Sono citati di seguito i miti e le leggende maggiormente conosciuti.
Partiamo con l’illustrare quello che vede l’Etna come dimora dei Ciclopi Bronte, Sterope e Arge. I ciclopi erano esseri giganti con un unico occhio in mezzo fronte. Figli di Urano (il cielo) e Gea (la terra), i tre fratelli, all’interno della bocca dell’Etna, forgiavano i fulmini per Zeus.
Un’altra leggenda vuole che sia Efesto (o Vulcano, dio del fuoco e della metallurgia) il fabbro degli Dei, a vivere all’interno della bocca dell’Etna. Efesto era il figlio di Era e fu cacciato dall’Olimpo dalla stessa madre, disgustata dal suo orrendo aspetto. Accolto ed allevato dalle ninfe, si dedicò alla lavorazione dei metalli. Venuta a conoscenza della bravura del figlio, Era, sperando di non essere riconosciuta, commissionò ad Efesto la creazione di un trono regale per sé. Il tranello non riuscì ed Efesto forgiò per lei un trono maledetto che la costrinse a non potersi più alzare. Per rompere il maleficio, gli promise Afrodite in sposa e la possibilità di poter fare ritorno nell’Olimpo. Ma i continui tradimenti di Afrodite e le perenni umiliazioni per il suo aspetto, lo spinsero a fuggire via e ritirarsi nel cuore dell’Etna. Ivi iniziò a forgiare le armi per gli eroi, le frecce di Apollo ed ogni altra arma utile per gli dei.
Altre leggende parlano dell’Etna come una ninfa. Secondo alcuni l’identificazione della ninfa Etna con il Vulcano, spiegherebbe il motivo per cui è considerata come un’entità femminile buona e materna. Diverse sono le vicende che vedono protagonista la ninfa. Le più note la descrivono come l’amante di Efesto. Dalla loro unione nacquero gli dei Palici, protettori della navigazione e personificazione delle sorgenti termali solforose. Etna portò a termine la gravidanza proprio dentro il vulcano a cui ha regalato il nome e proprio per questo motivo la leggenda vuole che i due gemelli vennero alla luce per ben due volte. La prima quando furono partoriti dalla ninfa e la seconda quando uscirono fuori dal ventre del vulcano.
Un altro racconto vede Etna schierata in lotta contro il gigante Tifone (che in alcune leggende è descritto come un drago), in favore di Zeus. Eschilo descrisse Tifone come un essere metà uomo e metà bestia, con teste di draghi al posto delle dita, occhi che lanciavano fiamme e vipere intorno alla vita. Tifone si scagliò contro Zeus, ritenendo illegittimo il suo potere. La feroce battaglia stava per concludersi in favore del gigante, il quale stava per scagliare il colpo di grazia al padre degli dei e proprio in quel momento l’intervento di Etna fu decisivo: sovrastò Tifone, coprendolo interamente con il proprio corpo e decretando la vittoria di Zeus. Costretto all’immobilità, il gigante sorregge Messina con la mano destra, Pachino con la sinistra, Trapani sulle gambe ed il cono dell’Etna sta proprio sulla sua bocca. Ancora oggi la leggenda racconta che l’ira di Tifone lo spinge a vomitare lava dalla bocca del vulcano ed i terremoti sono causati dai suoi tentativi di liberarsi. Esistono comunque molte versioni di questa leggenda, che cambiano differenti dettagli. In altre invece il protagonista è il gigante Encelado, che venne sconfitto in alcuni racconti da Atena ed in altri da Zeus.
Spesse volte l’Etna è descritta anche come l’ingresso della dimora di Ade, il regno dei morti.
