Storia

Origine

L’origine della pianta del pistacchio è assai lontana. Secondo lo storico Plinio, trova la sua culla nel bacino del Mediterraneo, nell’antica Persia, dove veniva coltivato già in età preistorica. Se ne trovano tracce anche in Palestina, a testimonianza del fatto che il prodotto fosse coltivato e conosciuto anche dagli ebrei. La fonte è rappresentata da uno scritto della Bibbia in cui Giacobbe, nel 1802 a.C., utilizza il frutto per fare un dono pregiato al viceré d’Egitto (“portate nei vostri bagagli i prodotti più scelti del paese e portateli laggiù in dono a quell’uomo: un po’ di balsamo, un po’ di miele, del dragante e del laudano, dei pistacchi e delle mandorle”  Genesi, 43,11). Anche in Babilonia, pare che la regina di Saba avesse una piantagione per esclusivo uso personale e della sua corte. La sua fama era dovuta soprattutto alle sue caratteristiche pregiate ed inoltre si riteneva fosse un frutto afrodisiaco, utile, altresì, per curare i morsi di animali velenosi

Tipica costruzione piramidale realizzata in pietra lavica presente in alcuni pistacchieti. (Disegno realizzato da Vincenzo Salvatore Russo)
Giovane raccoglitrice di pistacchi dei tempi passati. (Disegno di Vincenzo Salvatore Russo)

Etimologia

Il nome pistacchio deriva dal greco πιστάκιον (pistàkion). Dall’arabo fristach e frastuch abbiamo invece ottenuto in eredità i termini dialettali di “frastuca” e “frastucara”, rispettivamente il frutto e la pianta. Ancora, i Romani chiamavano invece “frastuchera locus” il luogo in cui si produceva il pistacchio ed ancora oggi, nel nostro dialetto brontese, sono chiamati “lochi” i pistacchieti.

Il nostro Oro Verde attraversò il Mediterraneo per giungere a noi. Ma oltre la Sicilia, alcune coltivazioni si diffusero anche in Liguria, Puglia, Campania e Lazio. Fu Lucio Vitellio, tra il 20 e 30 D. C. a portare il frutto in Italia, ma in suolo italico il tentativo di introdurre la coltivazione del pistacchio ebbe scarsi risultati. A causa di un suolo poco adatto e di condizioni climatiche poco favorevoli, la pianta non produsse mai frutti. Fu destinata a divenire selvatica e buona soltanto come legna da ardere.

Diffusione in Sicilia

In Sicilia, invece, la coltura del pistacchio fu introdotta con successo durante il X secolo D.C. , grazie all’arrivo degli Arabi i quali, sbarcati a Marsala, scacciarono i Bizantini dal nostro territorio per poi prenderne possesso. Riuscirono a far attecchire la pianta sul territorio siciliano utilizzando la tecnica dell’innesto.

L’arido e sciaroso terreno brontese, abbracciato dall’Etna, si prestò in maniera ottimale per la realizzazione di questo tipo di coltura, permettendo uno sviluppo florido ed unico nel suo genere grazie alle sue grandi capacità di resistenza. L’eccezionale connubio tra la pianta del pistacchio ed il terreno lavico, concimato in maniera continuativa dalle ceneri del vulcano, favorì la realizzazione di un prodotto dal gusto pregiato che ha superato in qualità il resto della produzione mondiale. In tempi molto più recenti difatti, il 9 Giugno 2009, l’Unione Europea ha conferito al pistacchio verde di Bronte la Denominazione di Origine Protetta (D.O.P.).

Grancia basiliana con pistacchieto. (Disegno di Vincenzo Salvatore Russo)
Antico macchinario a manovella, in legno, utilizzato per la smallatura.
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